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24 Settembre 2021

Retail in risalita: da inizio anno aperti 828 nuovi negozi

Il retail guarda avanti e supera le stime di inizio anno con l’apertura di 828 nuovi punti vendita associati a Confimprese. Un incremento di quasi l’8% rispetto al numero di negozi attuale. Questa la fotografia dell’analisi semestrale sui piani di sviluppo della base associativa condotta dal Centro studi retail di Confimprese e presentata durante il 5° Retail summit organizzato a Milano da Confimprese, insieme a Jakala.

L’elevato numero di nuove aperture è dovuto alla necessità da parte dei retailer di continuare a puntare sullo sviluppo della rete distributiva, nonostante il freno imposto dalla pandemia. Abbigliamento e accessori è il settore principe con 190 punti vendita, seguito da ristorazione (185), e casa e complementi d’arredo (109). In coda cura persona e beauty, servizi, elettronica e telefonia, entertainment. Nel ranking per regioni, oltre la metà dei retailer (60%) elegge la Lombardia regione principe per aperture concentrate in abbigliamento/accessori e ristorazione. Seguono Lazio e Campania, scelte da circa un terzo delle aziende (28%).

centri commerciali si confermano il primo canale per l’apertura di nuovi punti vendita, scelto dal 38% dei retailer. Seguono le vie dello shopping delle grandi città, con un’incidenza delle nuove aperture che dovrebbe aumentare di circa 3,5 punti percentuali nel secondo semestre 2021 rispetto al primo. Stabili rispetto alle stime del primo semestre i negozi di prossimità nelle città di provincia (16%), mentre migliorano di un punto percentuale gli outlet (8%). Da segnalare la drammatica situazione del travel, penalizzato dalla pandemia e indicato come canale di apertura nel secondo semestre solo dall’1% dei retailer.

L’Osservatorio Jakala evidenzia, inoltre, che il 78% dei consumatori sottolinea l’importanza del fattore etico come comportamento fondamentale dei retailer. Il 48% dichiara di aver modificato i propri comportamenti per ridurre l’impatto sull’ambiente, mentre il 57% preferisce i brand responsabili nonostante il prezzo più elevato. Fondamentale è sottolineare il ruolo delle risorse umane e la necessità che l’organizzazione sviluppi una cultura volta al cambiamento, capace di stimolare nuove competenze ibride. (Fonte La Repubblica)